Il Sindaco Ambrogio Mura Il corteo silenzioso, commosso e composto, attraversa il Corso. Le emozioni ed i sentimenti di amicizia e riconoscenza si mescolano e impongono un religioso raccoglimento. Ognuno, e sono tanti gli ittiresi che hanno tributato l' ultimo saluto al “loro Sindaco”, è assorto nei propri pensieri e ripercorrono, mantenendoli gelosamente nel proprio cuore, i propri ricordi personali. Ognuno di questi suoi compaesani, aldilà delle ovvie differenze politiche, di partito e di corrente di pensiero, ha avuto, anche se solo per una sola volta nella loro vita, il piacere di incontrarlo e conoscerlo. Tantissimi di noi apprendisti politici, anche con un rapporto di aperta polemica essendo su fronti diversi, hanno avuto la possibilità di godere della sua innata vocazione, tutta paesana, nel voler tendere la mano a tutti. Era disponibile con tutti e per tutti, nel bene e nel male, aveva un pensiero, una battuta, un giudizio severo o di assoluzione. Alcune volte, moltissime volte, non ha ricevuto il giusto riconoscimento ma, come amava sostenere, “faghe ene e non t' abbaidese a chie”. Ambrogio Mura, il sindaco di tutti gli ittiresi ha affrontato ieri pomeriggio il suo ultimo viaggio. Ha attraversato, adagiato nel suo ultimo giaciglio, accompagnato dai suoi concittadini, per l' ultima volta “su Corso”, la via centrale di Ittiri che lo ha visto protagonista di tantissime battaglie politiche. Ha ripercorso questo “salotto buono”, che divide la città in due ben precisi tronconi, teatro di tantissime vicende e storie politiche e sportive nel quale Ambrogio Mura ha potuto dimostrare tutto il suo attaccamento ed amore verso la “sua” città. Dicevamo di un paese diviso non solo da questa via centrale ma anche, come spesso accade in quelle comunità vivaci e con una coscienza politica abbastanza sviluppata quale è Ittiri, dalla appartenenza ideale a due Colossi partitici che erano allora la DC ed il PCI. Due “parrocchie” che fungevano da laboratorio di idee, animate continuamente dal costante e serrato confronto, traslato poi anche nel mondo dello sport, che hanno visto protagonisti degli eccellenti amministratori e politici di spessore e caratura nazionale. Da questa sua città e dai suoi due tronconi ha anche ricevuto delusioni ed amarezze. Diceva: “E' questo il bello della militanza politica, devi essere in grado di affrontare le vittorie e le sconfitte con lo stesso umore, cosciente di aver fatto sino in fondo il tuo dovere”. Sapeva essere anche molto severo, determinato nelle sue decisioni e, quando non se ne poteva fare a meno, rendeva pan per focaccia ai suoi detrattori e antagonisti politici di sempre: i comunisti ! Era un uomo, Ambrogio Mura, sempre un passo in avanti rispetto a tutti gli altri e, nonostante la sua figura minuta, ricca di angoli spigolosi, il suo gesticolare veloce ed il continuo sfregazzarsi le mani (che ne tradivano la fretta di fare e di dire), aveva una visione della politica ampia e proiettata verso il futuro. E' stato infatti, con la forte collaborazione e disponibilità di Antonio Tilocca già sindaco di Ittiri e suo antagonista in varie competizioni elettorali, l' antesignano del compromesso storico che ha visto concretizzarsi, in anni in cui la politica ittirese si era ingessata su astruse alleanze e strategie personalistiche e vacue, quello che oggi viene definito il “Governo delle Larghe Intese”. Per la prima volta nella storia di Ittiri i democristiani si alleavano, in un comune programma di rilancio della città, con i “nemici” comunisti. Quindi era anche un “anticipatore” delle strategie politico-amministrative orientate sempre verso una direzione : rappresentare al meglio la propria comunità locale alla quale garantire costantemente una forte attenzione per facilitarne il progresso ed il benessere. “A carrare inari pro Ittiri”, diceva Ambrogio quando partiva verso Roma, sostenuto in questo da Beppe Pisanu. Per tanti è stato un maestro ed un punto di riferimento ben preciso dentro e fuori il suo partito e molti lo riconoscono. Era una persona davvero speciale ed originale Ambrogio tant' è che lo scrittore e giornalista Guido Quaranta, nella preparazione della bozza di scrittura del libro dal titolo “Signor Sindaco” del 1981, si catapultò ad Ittiri per intervistarlo e dedicargli alcune pagine rappresentandolo così : ”Piccolo, secco, dinamico, loquace e gesticolante, spesso in maniche di camicia e quasi mai con la cravatta», così era Ambrogio Mura, uno del Popolo. Ittiri, la “sua” Ittiri, si è stretta in un solo abbraccio alla famiglia. Ognuno di noi custodisce un proprio ricordo, una esperienza, un rapporto speciale. Per altri è stata una riscoperta assaporandone, forse troppo tardi, il gusto di conoscerlo. | Il ricordo personale Nonostante in più occasioni, perlopiù di carattere politico, ci fossimo scontrati in modo anche duro (in particolare sul tentativo, poi fallito per il mio disaccordo, di formare la giunta con il PSDI ed altre formazioni politiche distanti dall' arco costituzionale, erano gli anni della prima metà del 1980) era riuscito ad instaurare con me un rapporto quasi paterno, anzi da Nonno, affidandosi con piena fiducia al nostro Segretariato Sociale per il disbrigo di tutte le incombenze nei rapporti con gli Enti previdenziali. Mi chiamava a casa sua, specialmente negli ultimi mesi di vita, e in quell' occasione, approffittando della mia posizione critica verso tutto e tutti e dell' esistenza del blog di controcultura e di contropolitica, mi raccontava le sue storie e avventure politiche e amministrative. Per ognuno aveva un suo aneddotto, un ricordo, una sua particolare emozione, una critica o un rimprovero. Sempre in tono pacato, anche se deciso, come farebbe appunto un Nonno premuroso e severo quanto basta nei confronti dei suoi nipoti politici. Era sempre coriaceo nel fisico, come tutti voi lo ricorderete, e forte nello spirito. Raccontava degli anni difficili che la popolazione d' Ittiri visse durante e dopo la guerra, delle grandissime difficoltà nella lenta ricostruzione e della grandissima povertà del popolo. Raccontava del ruolo fondamentale che ricoprivano i partiti, la DC ed il PCI che, quasi come in una gara, si davano da fare in tutti i modi e con tutti i mezzi per accudire, sostenere ed alleviare le sofferenze del popolo martoriato dal bisogno. Rideva di gusto quando raccontava dei tranelli, degli innocenti trabocchetti che tendeva ai funzionari dei ministeri, quando si recava a Roma "a battire sa robba a bidda", per poter parlare con "chie contaiada". Ci riusciva sempre a raggiungere la persona giusta e a farsi assegnare risorse, attenzione e presenza. Questa sua caratteristica e capacità veniva utilizzata anche dai Sindaci di diversi schieramenti, anche opposti al suo, che lui accompagnava con piacere perchè gli interessava prima di tutto la sua Città. Credo che gli ittiresi serbino un buon ricordo di Ambrogio e lo portino nel fondo del loro cuore, vicino ai ricordi più belli e cari, anche in quello di coloro che non vogliono ammetterlo. Salude a nois..... |